GRAVIDANZA: LE SPINTE DURANTE IL PARTO

fiato.jpgQuando il collo dell’utero ha raggiunto la massima dilatazione (circa 10 cm), alle contrazioni uterine si aggiunge il bisogno di spingere. Inizia così la fase espulsiva del travaglio, sicuramente la più faticosa e impegnativa, ma anche quella nella quale la partoriente assume il ruolo più attivo.

Se le contrazioni sono valide e regolari e se le spinte sono efficaci, il periodo espulsivo dura in media un’ora per chi è al primo figlio, mezz’ora per chi ha già partorito. Può succedere che il bisogno di spingere compaia prima che l’utero sia completamente dilatato; in questo caso l’ostetrica darà indicazioni precise per evitare che si verifichino lacerazioni.

Per spingere è necessario contrarre i muscoli addominali con uno sforzo simile a quello richiesto dalla defecazioni. Può sembrare una precisazione inutile, ma capita a molte di confondersi di iniziare a spingere sforzandosi di gola e inturgidendo il collo.

Quando si sente arrivare la contrazione bisogna inspirare profondamente e trattenere il fiato. Ad ogni contrazione uterina devono corrispondere delle spinte attive. I due momenti devono essere ben sincronizzati: in questo sarà di grande aiuta l’ostetrica che, tra gli altri compiti, ha proprio quello di indicare il momento giusto per spingere. Ogni singola spinta deve essere protratta il più a lungo possibile e con continuità, non a scatti. Per aiutarsi bisogna afferrare le apposite maniglie del lettino, sollevare la testa e tirare trattenendo il fiato fino alla fine.

Tra una spinta e l’altra bisogna rilassarsi completamente respirando a fondo per permettere una buona ossigenazione del feto. Durante buona parte del periodo espulsivo, il medico e l’ostetrica si limitano a sorvegliare che tutto proceda naturalmente istruendo la partoriente su come deve comportarsi e controllare le condizioni del feto con l’ascolto del battito cardiaco tra una contrazione e l’altra.

GRAVIDANZA: LE SPINTE DURANTE IL PARTOultima modifica: 2010-10-15T15:04:00+02:00da deborahdc
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