IL PARTO INDOTTO

Il ginecologo  può decidere di provocare il parto senza attendere il suo inizio spontaneo solo se si verificano due condizioni precise:

– se le condizioni materne sono tali da rendere prudente l’avvio anticipato del travaglio come inizio di gestosi oppure innalzamento repentino della pressione arteriosa:

– se le condizioni locali (lo stato del collo dell’utero, la sua pervietà o meno, l’aspetto del liquido amniotico, l’impegno della testa del bambino ect) permettono di indurre il parto.

Tra le prime condizioni, la più tipica è la rottura prematura delle membrane che provoca non solo la fuoriuscita di liquido amniotio ma crea anche una comunicazione fra il bambino (non più protetto dal sacco amniotico) e l’esterno. Ciò può facilitare il passaggio di germi nella cavità uterina e aumentare il rischio di infezione fetale. Ecco perchè quando la mamma “perde le acque“, si consiglia l’immediato ricovero in ospedale: qui, verrà sottoposta a terapia antibiotica e se il travaglio non accenna ad avviarsi spontaneamente, atteso un certo numero di ore (di solito non più di 36 – 48 ore), si procede all’induzione del parto.

Talvolta, quando non è possibile stabilire con esattezza la data presunta del parto, il ginecologo può rilevare una discordanza fra l’epoca di gravidanza e l’età gestazionale del feto così netta da indurlo a non aspettare  per non cadere in un parto oltre il termine che potrebbe essere dannoso per il nascituro. In questi casi, debbono però essere valutate attentamente anche le condizioni locali che possono influenzare in nodo più o meno positivo l’eisto dell’unduzione, cioè l’inizio del travaglio.

Se comunque non si verificano queste condizioni, è meglio ricorrere al taglio cesario.

IL PARTO INDOTTOultima modifica: 2010-06-23T08:57:00+02:00da deborahdc
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